domenica 9 febbraio 2014

Trionfo di Gaffe su Letto di Disagio

Il tema è quello delle gaffe. Quei momenti in cui non ti resta altro che prendere atto della tua innata propensione alla Figuraccia Importante e accettare di buon grado tutta la maldestrezza che il tuo DNA è stato in grado di assorbire mentre ad altre veniva elargito sex appeal.
Quei momenti in cui vorresti solo avere una ruspa per scavare una buca taaaanto profonda in cui infilare la testa come uno struzzo, per non affrontare le conseguenze dell'azione appena compiuta (conseguenza che spesso include sguardi perplessi/imbarazzati per te/disagiati et cetera).
Dal momento che la soluzione ruspa-struzzo è decisamente poco praticabile, tanto vale imparare a convivere con questa indole alla Bridget Jones-prova-a-fare-la-secsi-gone-wrong. Ecco. Tanto la campionessa indiscussa della disciplina "salto alla gaffe con arrampicata su specchio unto" rimane comunque la sottoscritta, quindi state sereni!

Il racconto del giorno narra di quella volta che toccai il fondo delle figuracce e, non contenta, cominciai a scavare violentemente. Forse cercavo l'acqua, mah. 
Luglio 2013, New York. Un amico mi invita per drinks pre-cena con tutta altra gente a Meatpacking. 
Per quanto io possa essere più o meno spigliata, in grado di parlare anche con i bicchieri vuoti e all'apparenza decisamente poco timida, c'è una cosa che mi terrorizza: arrivare in un posto affollato che non conosco, e dover cercare il gruppo di persone che devo raggiungere (gruppo del quale conosco solo una persona) senza avere idea di dove guardare/andare. 
Il disagio che provo in queste circostanze potrebbe essere pari a quello di Miuccia Prada davanti al combinato di Hogan con le paillettes+Pinko Bag+Cerchietto di Burberry+pendant di cinta e borsa Alviero Martini. (In realtà la cosa metterebbe a disagio anche me - high five, Miuccia!).
O all'imbarazzo di Anna Wintour rispetto a Kim Kardashian&Famiglia: che se potesse, cambierebbe passaporto per non avere in comune con loro nemmeno la nazionalità.
O se preferite, lo potete paragonare al senso di smarrimento che la Sora Lella proverebbe davanti a uno di quei piatti tanto meravigliosi quando polly pocket size della cucina molecolare; quelli che quando esci dal ristorante vai da Mc Donald's perchè c'hai ancora fame. 

Sì, è chiaro che la mattina mangio pane&digressione.

Dicevo: arrivo su questo rooftop con tanta gente, ancora più alcool e musica altissima a confondere ancora di più il mio Chakra. Del mio amico nessuna traccia. Io comincio a panicare in maniera importante (in questi casi mi salva fare finta di essere impegnatissima a rispondere a un'email sul cellulare, anche se in realtà sto fissando solo l'ora sullo schermo. È un'arte, fidatevi), poi lo vedo. Era lì con tutta altra gente mai vista prima. 
A questo punto la persona timida (helloooo, it's me!) ha davanti a sè due atteggiamenti da adottare tra cui scegliere:
1)Fare la bambina complessata autistica con i capelli davanti alla faccia tipo Samara, presentandosi con la manina flaccida e sussurrando il proprio nome senza guardare negli occhi l'altra persona;
2)Tirare fuori la combo sorriso a settantatrè denti+inabilità di coordinazione motoria (che spesso porta a rovesciare bicchieri con disinvolura; far cadere dalla sedia la borsa nuova in pelle umana di quella che diversamente da te è effortlessly a proprio agio; muoversi a scatti, tirando gomitate a quello che, ignaro, sta camminando dietro di te)+logorrea che stenderebbe pure Olivia Pope.
Io appartengo decisamente a quest'ultima categoria quindi, presa dall'imbarazzo, comincio a presentarmi a tutta sta gente. Nella foga di non voler passare per una della prima categoria, mi lascio prendere un po' troppo la mano da tutti i "Piacere, Hi, Nice to meet you" del caso e solo quando l'allegro gruppetto scoppia a ridere di gusto mi rendo conto di essermi presentata anche alle 4 persone che stavano sul divanetto vicino al nostro, e che con il gruppetto del mio amico non c'entravano una benemerita mazza. 
Chevvelodicoaffà: il principio di attacco di panico era lì pronto a condurmi sulla via della crisi epilettica da imbarazzo. 
Vuoi l'alcool che già era in circolo in tutti loro, vuoi che era weekend e quindi tutti in presa a bene, si sono presentati tutti a tutti e la cosa è finita in caciara a ridere. (Sotto la foto, a dimostrazione del fatto che al terzo bicchiere di vino ero perfettamente a mio agio).

È evidente che dopo sto show le chances di risultare anche solo vagamente attraente agli occhi di qualunque essere vivente, coppia cromosomica XY dotato, sono lontane dallo zero anni luce.
Al massimo puoi aspirare a essere quella simpatica-da-morì: un circo ambulante che Moira Orfei me spiccia casa, ma c'è comunque di peggio.

La chiave di tutto è capire la propria natura e assecondarla. 
C'è chi è nata per fare la secsi un po' gatta morta (presto un lungo saggio sull'argomento) e si sa muovere disinvolta e sculettante come un cavallo in un concorso di dressage; c'è chi la vorrebbe tanto saper fare, la gatta morta, ma non ci riuscirebbe manco tra quindici lobotomie,otto liposuzioni e due anni di corso di portamento, e al massimo riesce a muoversi con la classe di una mucca che cerca di attraversare l'autostrada in India. Checcevoifà? Capita.

(Poi vi svelo sto segreto: ci sono anche quelle secsi-gatte morte-pure simpatiche-senza cellulite-sempre perfette-a loro agio sempre e comunque. Ma questa è un'altra storia e noi le consideriamo N.C. perché altrimenti non vale. E poi queste mangiano quasi sempre solo insalata, acqua liscia altrimenti si gonfiano e non si fanno il bagno al mare perché "L'ACQUA È BAGNATA !!!!! mi si rovina la piega!!!". Ora che ci penso, in effetti, non sono poi così simpatiche.)


Abbraccioni!